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Maranza contro paranza

Lanciano la sfida sui social e Napoli risponde

Ancona, 1 marzo 2025 – Jovanotti nel brano Il capo della banda (1988) cantava «Mi chiamo Jovanotti e sono in questo ambiente di matti di maranza e di malati di mente fissati con le moto e coi vestiti americani facciamo tutto ora o al massimo domani».

Proprio per oggi, 1° marzo, i maranza del nord lanciano sui social una sfida ai ragazzi del sud, con decine di video su Tik Tok e con tanto di treno Frecciarossa (tempo permettendo) che li porterà allo Stadio Maradona per la partita Napoli Inter, incontro previsto per le ore 18. L’occasione si presta per disturbare i loro coetanei meridionali che parlano male di loro e dicono «Faremo un macello e scapperanno tutti».

Subito da Napoli la replica: «Venite, vi aspettiamo, ma non vi servirà il biglietto di ritorno». Sembra già che nel quartiere Marianella ci sia stato un raduno anti-maranza per prepararsi a rispondere ai pungoli dei meneghini.

Tra le tante reazioni sui canali social anche una parecchio inquietante del tipo: «Stamm tutt pronti…ve scassammo, maranza, ve facimme capì comm’è ‘o sistema».

Le provocazioni dei maranza hanno fatto preoccupare anche il coordinatore provinciale di Napoli della Lega, Gianluca Cantalamessa e il deputato verde Francesco Emilio Borelli, scomodando con un’interrogazione del leghista, il Ministro dell’Interno Piantedosi e richiamando le autorità a monitorare la situazione per scongiurare scontri violenti di piazza.

Cerchiamo di tracciare l’identikit del maranza.

Appartiene a gruppi e sottogruppi fortemente identitari e autoreferenziali, solitamente vengono definiti maranza i tamarri o coatti e il vocabolo sembra abbia avuto origine a Milano già negli anni Ottanta e il termine si è diffuso con l’avvento dei social network. Le comitive di questi gruppi di giovani di strada hanno come riferimento dei precisi codici estetici e un preciso linguaggio.

Fanno rumore con atteggiamenti strafottenti e tendenti allo scontro e alla violenza e sono facilmente riconoscibili per i loro comportamenti spavaldi e zoticoni, per il loro modo di vestire, ostentano capi e accessori griffati, spesso contraffatti e usano un linguaggio volgare.

Girano spesso bighellonando per le città con tute in acetato, catenine dorate, borselli alla moda, scarpe sportive di marca. Li riconosci perché spesso usano frasi come «hey bro (sta per brother, dall’inglese fratello) c’hai una siga (che sta per sigaretta)??». Ascoltano musica trap e drill, sottogeneri del genere rap.

Proprio pochi giorni fa a Milano, un blitz anti maranza della Polizia di Stato, coordinata dallo SCO (Servizio Centrale Operativo) ha portato a 27 arresti e sequestri di droga, denaro e armi. Gli indagati sono accusati di diversi reati, tra i quali detenzione di armi da fuoco e da taglio, traffico di droga, rapine, furti, uso illecito di carte di credito, resistenza a pubblico ufficiale e violazione delle norme sull’immigrazione.

L’operazione ha coinvolto Milano e altre province italiane e rientra nelle azioni di contrasto alla criminalità giovanile e alle gang di strada, con l’obiettivo di contenere i fenomeni di devianza giovanile e reati connessi. Il Capo della Squadra Mobile di Milano, Alfonso Iadevaia, ha parlato di un fenomeno non solo milanese. A queste bande giovanili appartengono giovani legati ad una specifica fascia di età che incide soprattutto sui ragazzi stranieri, minori non accompagnati o nel frattempo divenuti maggiorenni, che rispondono alle logiche della strada e che vivono sul nostro territorio senza riferimenti familiari, molto spesso in periferia. I reati che commettono per strada, a volte in modo sproporzionato rispetto al bene rubato, un telefonino o una collanina, preoccupano i cittadini.

Il rapporto di appartenenza al gruppo si sviluppa nella necessità di confrontarsi tra gli elementi che ne fanno parte e nel distinguersi dal resto della massa. Quello dei maranza è parte di uno stile della subcultura, del conformismo contemporaneo simile a quello dei paninari degli anni ’80 ma di certo molto diverso dal loro e non intendo solo per il guardaroba dei panozzi ( Troppo giusto!).

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