
14 Dic Infiniti gol e altri libri di calcio
Il calcio di oggi ormai non si ferma neanche durante le feste natalizie, noi vi consigliamo qui cinque letture imperdibili da usare (anche) come antidoto
Ancona, 14 dicembre 2024 – Nelle nostre librerie, ormai da un po’ di anni, c’è un intero settore dedicato interamente ai libri di sport. Ci si trova un po’ di tutto, ma per la maggior parte libri inutili, sciatti, in copertina la foto del faccione ammiccante del campione di turno. Il calcio, ovviamente, la fa da padrone.
E sì che scrivere di calcio è molto difficile dopo la scomparsa dei due grandi Gianni che di questo sport sono stati i massimi cantori, Gianni Brera e Gianni Mura.
Proprio da quest’ultimo, non a caso, partiamo per una rassegna di libri che sarebbe riduttivo definire solo di Libri di calcio, perché siamo di fronte a vera e propria letteratura calcistica.
La casa editrice Il Saggiatore, nelle scorse settimane, ha mandato in libreria, di Gianni Mura, un autentico gioiellino che si intitola Il calcio di una volta. Un libro molto piccolo nella fogliazione e nel formato, entra nella tasca di una giacca, ma grande nella nostalgia che evoca. Come si evince facilmente dal titolo qui si parla di un calcio che non esiste più, si parla di Gigi Riva e di Paolo Rossi, di George Best e di Nereo Rocco, di Enzo Bearzot e di Giovanni Trapattoni.
Dentro questo libriccino ci sono quarant’anni di passione calcistica vissuta scrivendo sulla carta stampata. Gianni Mura è stato, in qualche modo, prima allievo e poi degno erede dell’altro Gianni, Brera. L’ultima parte del volume, non a caso, è dedicata proprio a lui.
«(…) non so come ti ritroveresti a cantare le gesta di fighettoni montati che comunicano via internet, che guadagnano quello che Di Stefano non si è mai nemmeno sognato, che il sabato dicono che siamo una bella e grande famiglia e com’è giusto il turn over e la domenica vaffanculano l’allenatore che li sostituisce a cinque minuti dalla fine» scrive Mura, rivolgendosi a Brera nell’ultima pagina del libro.
Luigi Garlando, firma di punta della Gazzetta dello Sport, ha pubblicato da poco Nel mezzo del pallon, Cairo editore, una sorta di storia del calcio italiano come l’avrebbe scritta il sommo poeta, Dante Alighieri, quindi in rime e endecasillabi. Un libro molto divertente, ma in qualche modo anche ambizioso (non manca, come si conviene, anche un ricco apparato di note a piè di pagina). Garlando immagina che un ormai disoccupato Roberto De Zerbi, l’allenatore italiano che sta stupendo la Premier League, mentre è seduto a leggere i quotidiani sportivi su una panchina a Sassuolo (la cittadina emiliana che gli ha regalato la fama), incontri il mitologico Mister Nils Liedholm che lo invita nell’aldilà.
Inizia così un viaggio ultraterreno dove i novelli Dante e Virgilio incontreranno i calciatori e gli allenatori più famosi della storia del calcio, ma anche quelli ancora in attività: Donnarumma e Ibra, Gigi Riva e Maradona, Scirea e Bearzot e tanti, tanti altri. E nella tradizione dantesca per ogni personaggio incontrato vale la legge del contrappasso: i mediani che hanno speso una vita correndo, ad esempio, ora si rilassano in spiaggia, i simulatori che si tuffavano per ottenere il fallo ora sono costretti a farlo in una piscina piena di squali, e via dicendo. Un libro da leggere per sorridere ma anche, soprattutto, per riflettere su quello che è diventato oggi il gioco del calcio.
Il giornalista sardo Paolo Piras, che lavora a Rai News24, ha pubblicato Vertical, il romanzo di Gigi Riva, per l’editore 66th and 2nd. Gigi Riva è considerato, a ragione, l’ultimo degli eroi del calcio (ne abbiamo anche scritto qui, giusto il mese scorso). Nella sua pur breve carriera, tra gli anni ’60 e i ’70, è riuscito a diventare un personaggio epico per tutti: compagni di squadra, avversari, tifosi, giornalisti e scrittori. Ancora oggi il suo nome evoca la forza e la correttezza, il talento e l’integrità. Un uomo che non si è piegato ai guadagni facili, alle lusinghe di ricchi e potenti.
Un’isola intera, la Sardegna, lo ha eletto a monumento della propria identità, e sì che lui era lombardo. Perché? Piras, in questo bellissimo libro, prova a spiegarlo attraverso il racconto della vita di Riva. Dai lutti dell’infanzia, passando per lo scudetto del Cagliari, fino ad arrivare al suo essere l’esemplare team manager della nazionale italiana. Ci fa così comprendere meglio un uomo che ha conosciuto la povertà, il dolore e la sfortuna, ma anche la gioia, la gloria e l’orgoglio. Senza mai smettere di essere, come lo aveva soprannominato Gianni Mura, un hombre vertical.
Dario Voltolini, già finalista al Premio Strega 2024 con Invernale (La nave di Teseo), dedica al calcio un intenso, bellissimo romanzo breve, Dagli undici metri, edito da Baldini+Castoldi. Uno spiazzante racconto di formazione, dove un ragazzo apparentemente nato per correre decide, contro ogni previsione, di fare il portiere, sparigliando così tutte le certezze, gli schemi e le statistiche degli adulti. Com’è che il destino di ciascuno di noi si compie? E quanto contano il talento, l’esercizio, l’istinto e il caso nelle nostre esistenze? Lo scoprirà, quel ragazzo, con saggezza ma anche leggerezza, nel momento più importante della sua carriera: quando da un calcio di rigore dipenderà la vittoria o la sconfitta della sua squadra. Lo sport, il calcio quindi, come metafora di qualcos’altro è quel che ci racconta questa storia. Un libro che si apre e si chiude con una porta di calcio, senza però mai cadere nella retorica che è sempre in agguato quando si scrive del mondo pallonaro dei campetti di periferia.
Massimo Raffaeli, critico letterario de il manifesto e del Venerdì di Repubblica, pubblica proprio in questi giorni Infiniti gol e altri scritti di calcio per PeQuod. Questo libro, che raccoglie quel che Raffaeli ha scritto sul calcio nell’ultimo decennio, chiude idealmente una trilogia che comprende anche Sivori, un vizio e La poetica del catenaccio, usciti sempre per PeQuod rispettivamente nel 2010 e nel 2013 (e che poi sarebbe una tetralogia se si aggiunge L’angelo più malinconico del 2005, da Affinità elettive).

Massimo Raffaeli e il libro Infiniti gol e altri scritti di calcio
Riordinando le sue pagine (per lo più ricordi, ritratti e memorie di un football che non esiste più e è lecito rimpiangere), l’autore allestisce una sorta di personale pinacoteca che include antichi campioni come Di Stefano e Eusebio, poi Hamrin e Mariolino Corso, l’amato Altafini e l’indimenticato (e indimenticabile) Omar Sivori, ma anche scrittori di calcio (e non solo) che godono della sua ammirazione: Osvaldo Soriano, Eduardo Galeano, Giovanni Arpino, Mario Soldati, Salvatore Bruno, Gianni Mura e per finire lui, il più grande di tutti, Gianni Brera, a cui dedica un’intera sezione del libro.
Un posto particolare, proprio in chiusura di volume, merita poi la Juventus, per la quale Raffaeli dichiara qui apertamente la sua passione: «(…) dico passione opponendola al “tifo” perché la prima richiama un amore con le sue sofferenze l’altro, viceversa, una perniciosa malattia», ci tiene a sottolineare nella bella premessa al libro.
Insomma, un libro davvero imperdibile per chi ama il calcio (anche se chi scrive qui è in questo caso di parte). Ah, racconta Raffaeli che il grande scrittore argentino Osvaldo Soriano, in qualche modo nume tutelare anche di questa rubrica, una sera, mentre mangiavano alla Fiaschetteria Beltrame di Roma e avevano parlato per tutto il tempo non di letteratura, ma di Ardiles e Maradona, a fine cena pronunciò accoratamente queste parole: «Non scrivere mai di calcio perché ti screditi nell’alta torre della letteratura».
«Sono convinto, o piuttosto mi piace pensare, che mentre lo diceva in realtà desiderava di essere smentito» chiosa Massimo Raffaeli che, per nostra fortuna, non ha voluto dargli retta.