06 Mag Loreto e la tradizione del tatuaggio religioso
Intervista a Jonatal Carducci, tatuatore appassionato dei simboli sacri
Loreto – Jonatal Carducci è un tatuatore trentanovenne originario di Pieve Torina, un piccolo paese dell’entroterra marchigiano colpito recentemente dal terremoto. Abita a Loreto, ma ha il suo studio “Jona tatoo art” a Tolentino, ed è un appassionato del tatuaggio sacro.
Jonatal, quando sei entrato nel mondo del tatuaggio?
«Nel 1997, dopo il servizio militare, quando mi feci un tatuaggio e da lì partì tutto. La mia curiosità ed il fascino che emana questo antico rito, mi hanno portato ad approfondire la materia. Mi sono appassionato sempre più e così, frequentando incuriosito le tattoo convention e continuando a farmi tatuare in giro per l’Italia e per il mondo, ho intrapreso pian piano quest’avventura senza fermarmi più. Fino ad aprire il mio Jona tattoo art studio nel 2002 a Tolentino».
Cosa ti ha portato ad interessarti al tatuaggio religioso, ed in particolare a quello collegato al Santuario di Loreto?
«Dal 2002 ho iniziato a collezionare tutto ciò che è inerente al mondo dei tatuaggi, compresi gli utensili usati in varie parti del mondo per l’esecuzione di tatuaggi con le varie tecniche, quadri e flash di tatuatori. Sapevo che il nostro territorio, e in particolare Loreto, aveva una storia del tatuaggio tutta sua. Mi sono documentato, e successivamente ho riprodotto gli stampi che usavano i Marcatori di Loreto per imprimere immagini raffiguranti per lo più simboli religiosi sulla pelle dei pellegrini, per poi inciderli con un ago a tre punte imbevuto di inchiostro. Un ricordo della loro visita al Santuario mariano».
Come nasce il tatuaggio sacro?
«I tatuaggi con simboli religiosi venivano fatti ai Crociati come segno di riconoscimento. Se morivano in battaglia quei simboli permettevano di riconoscerli e dunque venivano sepolti con il rito cristiano. Era anche un segno distintivo di riconoscimento per chi professava o frequentava la fede cristiana».
Che fetta di mercato copre il tatuaggio religioso?
«Ho riprodotto gli stampi per provare a riportare in auge questa pratica antica. Può essere eseguita nel mio studio in tutta sicurezza, sia con la tecnica manuale del tempo, sia con la moderna macchinetta. Sono sicuro che avendo pazienza e passione questo mio progetto, anche se non nell’immediato, avrà successo e si ritaglierà una sua fetta di mercato. Oltre a far conoscere un pezzo di storia del tatuaggio marchigiano agli appassionati e non».
Chi si tatua, perché lo fa… cosa cerca?
«Intanto mi ritengo fortunatissimo a fare un lavoro così, nato da una passione. Oggi purtroppo il tatuaggio è diventato più una moda, piuttosto che un simbolo che imprime sulla pelle un’emozione, un avvenimento importante della propria esistenza o un modo di essere.
Questo un po’mi dispiace ma siamo nel 2017, e come in tutti i settori anche in questo ci sono situazioni positive e negative.
Oggi il pubblico che si tatua spazia dai 16 fino agli 80 anni, non c’è un’età per tatuarsi. L’unico consiglio che voglio permettermi di dare a chi si vuole tatuare è scegliere bene lo studio dove farlo. Non affidarsi agli abusivi che oltre a rovinare la categoria seria e professionale giocano sulla salute delle persone, non rispettando i parametri igienico-sanitari imposti dalla regione.
Il tatuaggio rimane per tutta la vita quindi bisogna pensarci bene prima di farselo. Ma se lo si fa per un motivo preciso, o un significato specifico, se ne sarà fieri per sempre»