11 Feb Loreto: una città sotto choc
La rabbia dei cittadini contro il pedofilo raccolta fra i banchi del mercato del venerdì
Loreto – In questi giorni di pioggia Loreto è stata ferita nel suo intimo, è una città sotto choc dove in ogni angolo, per strada, nei bar, all’interno dei negozi, non si parla d’altro se non della persona arrestata per violenza sessuale verso minori.
La gente, incredula che sia potuto accadere proprio qui, s’interroga sul perché e come abbia potuto un individuo mettere in atto un simile comportamento aberrante.
È stato sufficiente fare una capatina fra le bancarelle del mercato settimanale del venerdì per catturare le impressioni degli abitanti della città mariana, e registrare le loro impressioni, la loro rabbia e incredulità.
«Sono preoccupatissima per i miei nipotini – sbotta una nonna – certe cose le ho sentite solo in televisione ed invece è anche vicino a noi». Interviene il marito, quasi a giustificarsi: «Io accompagno sempre i miei nipoti a scuola ed alle attività sportive, ma vedo che non basta: queste carogne sono più vicine di quel che uno possa credere!»
Uno studente universitario prova a spiegare. «Purtroppo oggi, con internet e tutti quei siti social, queste persone malate hanno modo d’interagire. Prima si muovono nel virtuale poi nel reale. Però non è colpa del mondo tecnologico, ma del modo in cui viene adoperato».
Un concetto un po’ astratto che lo studente cerca di rendere comprensibile: «Chi non è nato con i social, li usa in modo deviato. Vede internet come un accesso in un mondo parallelo e lo usa per fare incontri proibiti o adescare persone. Poi, una volta agganciata la vittima, passare dal virtuale al reale ci vuole un attimo».
Non tutti sono disposti a capire o ad accettare. Anche perché è impossibile per una comunità sana accettare al suo interno un cancro, un mostro. «Bisognerebbe castrarli tutti – taglia corto Giovanni – come si fa a coinvolgere dei bimbi innocenti? Se devi sfogarti, vai con le prostitute!»
Gisella è pratica e realista. «Mi fa specie che sia sposato e che la moglie non si sia accorta di niente – dice – io l’avrei ammazzato di botte e denunciato».
Raccogliamo pareri discordanti anche fra moglie e marito. Una coppia di mezza età. «Sicuramente è una persona malata che andrebbe curata» dice lui. «Ma sei pazzo? – ribatte lei, con veemenza – Bisogna rinchiuderlo e buttare via la chiave. Se penso che una persona possa toccare i miei figli divento un belva feroce!»
Arturo mette insieme un fascio di mali sociali e si dispiace per la città: «Qui non si vive più, tra ladri, pedofili, femminicidi, attentati, e che cavolo di mondo è? Poi, proprio qui, a Loreto, città religiosa per eccellenza. Se a certe persone vengono strani pensieri, che vadano a farsi un giro in Santa Casa!»
Ci muoviamo a disagio fra le bancarelle del mercato. Più si sviscera l’argomento, più sale la rabbia. «Ci vuole la pena di morte» sentenzia Irene. Gli fa eco Augusto, li a due passi: «Già, così gli fai un favore. Invece, deve ripensare a quello che ha fatto per tutta la vita!»
Come fai a non dare ragione un po’ a tutti. Loreto si stringe intorno ai propri bambini e cerca un modo per proteggerli da ogni avversità. E la rabbia si fa frustrazione nell’inconscia consapevolezza che non sempre è possibile.
«Mi dispiace perché i minori non si toccano – conclude Antonio – Vista l’età del criminale, mi sento ancora più triste. Io, a quell’età, pensavo a portare a casa il pane per sfamare la famiglia. Sgobbavo per cercare di dare un futuro ai miei figli. Certo, oggi le tentazioni sono tante ma certe cose non hanno scusanti. Alla fine della fiera passerà per una persona psicolabile con un’infanzia tribolata. Ma per me è solo un ozioso senza principi e progetti, e ho detto poco!»